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KaFrio e il suo rap psicopatico

Eccoci di nuovo qua con un altro articolo, con un’altra intervista a chi mastica rap, ma sta volta si tratta di “Rap psicopatico”, vi presentiamo KaFrio. Conosciuto da molti come quello con cappellino Charrat, giacchetta grigio in un video che ha fatto il giro dell’Italia parlando della DPG Mirko Frioni ha molto di più da raccontarci. Classe ’98 vive nella capitale, inizia a ballare già nella sua prima infanzia e lì viene soprannominato K, da questo deriva la prima parte del suo nome d’arte al quale ha poi aggiunto la prima parte del cognome.

Scrive poesie da quando è piccolo per buttare fuori sia ciò che c’è di bello che di brutto. Grazie ad un suo amico ha messo su un beat la sua prima traccia, non è stato facile il cambiamento dallo scrivere poesia allo scrivere parole per poi metterle su musica quindi il primo lavoro non è stato dei migliori ma con il tempo è andato sempre migliorando vantando oggi 30.000 fan sulla sua pagina facebook. La prima canzone in assoluto è stata “Puntura” non pubblicata e seguita poi da “Lasciami stare” ma la sua canzone preferita in questo periodo è “Scrivimi ancora” che potremo ascoltare presto nel suo nuovo album. Melodia abbastanza tranquilla dove ci sarà raccontato il suo passato, colei che deve scrivere non è nessuna ragazza, bensì la vita, “scrivimi ancora” intendendo "resta qui con me, non andartene".

“KaFrio scrive a se stesso” è stata questa la risposta quanto gli è stato chiesto quale fosse la sua fonte di ispirazione, talvolta nelle sue canzoni inveisce parlando alla sua vita come se fosse la sua donna quindi ogni sua canzona ha origine da qualcosa vissuto in prima persona.

“E’ quando ti odiano che sai di aver colpito” è proprio così che il nostro Mirko risponde agli haters mentre crede che i dissing siano l’arma più trasparente per far vedere a chiunque che due rappers sono in guerra ma molto spesso vengono usati per avere notorietà, “per tornare sulla cresta dell’onda”.

Come scritto prima il genere di KaFrio è rap psicopatico quindi si differenzia dagli altri rapper in primis per questo e poi perché nei suoi testi riesce ad incolpare se stesso mentre tutti tendono ad incolpare gli altri “Ciò che abbiamo ce lo meritiamo, se non abbiamo qualcosa è colpa nostra”. Il suo sogno più grande è quello di riuscire a trasmettere ciò che prova e che ha provato ma sopratutto emozioni positive, distaccandosi dalla realtà di oggi in cui gli unici messaggi che passano sono quelli di droghe e sesso. Gli artisti, che hanno un potere mediatico abbastanza forte, si fanno quindi portavoce di realtà sbagliate che però vengono prese come giuste dai rispettivi fan.

Venendo dal metal non si ispira particolarmente a nessun artista ma ascoltando anche rap ha saputo plasmare il suo genere e il suo modo di esprimersi. Si chiama KaFrio ma colui che i suoi fan vedono è semplicemente Mirko, non è qualcuno che dice la verità assoluta ma semplicemente un amico che ti dà un consiglio al momento del bisogno, è sempre stato vero in ciò che ha fatto perchè non si scorda da dove è partito.

Sperando di avervi fatto venire la voglia di ascoltare KaFrio vi lasciamo un po' di link e vi aspettiamo alla prossima intervista, sempre qua, sempre MMagazine.

Yo.

“Il mio passato mi parla, il silenzio non mi parla”

Laioung

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